di Simona S.
Paradigma d’amore e compendio delle virtù mariane.
Il brano evangelico lucano (Lc 1,39) è un grandioso paradigma d’amore e insieme compendio di tutte le virtù mariane. Padre Massimiliano Maria Kolbe afferma: “la virtù è amore di Dio e tutto ciò che scaturisce da tale amore”. Maria è tutta virtù, e quindi chi più di lei è interamente scaturita dal Suo Amore?
Umiltà, carità ( “le corde maestre del grande edificio”, come le definiva San Pio), purezza, coraggio, povertà, pronta sollecitudine, operosità, spirito di sacrificio, dono di sé… quante virtù si affacciano in questo mirabile brano, come petali della corolla di un fiore. Quel fiore completo che dovrebbe essere ogni donna per dirsi davvero cristiana, davvero figlia di Maria.
Maria, “la” Donna.
Sembra di sentire il rumore dei suoi passi svelti verso “la montagna” (immagine che accentua ancor di più la sua piccolezza!), di sentire il suo corpo che freme in quella veste profumata dalla presenza del Signore, di leggere i suoi pensieri, di scrutare nei moti del suo cuore, che non vede l’ora di donare e donarsi. Dimentica di sé. Ogni madre comunica col proprio figlio in grembo. Allora Gesù stesso dev’essersi “comunicato” a lei, Suo primo tabernacolo, Gesù stesso l’ha spinta su quella strada, quasi un’anticipazione di quell’ “Alzatevi! Andiamo!” che dirà agli apostoli nel buio del Getsémani. Anche la liturgia della Visitazione ci propone questo invito (Ct 2,10) “Alzati amica mia, mia bella, e vieni!”
Colui che prima era stato solo sulle labbra dei profeti ora è nel grembo della Madre. Maria si mette in cammino – forse con una carovana – un cammino lunghissimo. Quasi un cammino di fede. Un cammino con la presenza VIVA di Gesù. Senza riguardo alcuno per il suo stato. Avrà avuto caldo, avrà avuto sete…. forse non aveva bisogno di nulla, perché chi ha Gesù dentro ha tutto. E quel “tutto” era già non solo suo, da subito. E quel tutto significa subito sacrificio. Forse avrà ricordato le parole dell’Angelo nei momenti più faticosi del cammino:”Il Signore è con te”, forse lo andava ripetendo tra sé.
Il nostro amato San Pio si esprime così: “..sebbene siete ben incamminati nella carità, pur non cesso di insistere a che vi avanziate sempre più in essa”. Maria era incamminata nella carità, come ogni apostolo deve esserlo.
L’amore di Gesù è contagioso. Maria ha un atteggiamento diverso. E’ diversa! Non è lei sola che agisce. Lei silenziosa, nascosta, che custodisce le cose nel cuore, qui non ce la fa a contenersi! Non ce la fa a gustarsi da sola quella meraviglia che palpita dentro di lei! Sente chiaramente che quella “cosa” – Gesù-Amore- non è completa se non è donata. Da qui la “missionarietà” di Maria. E ogni battezzato ha ricevuto da Dio una missione profetica, la Grazia dell’Apostolato.
Grande l’umiltà di Maria Santissima. L’umiltà della serva. Anche lei, scelta per servire e non per essere servita. Questa piccola donna ha appena saputo di essere la Madre di Dio, del suo creatore, e cosa fa? Corre svelta ad aiutare, a donare Gesù e sé stessa ormai inscindibili, a soccorrere il più debole, in una parola ad AMARE. Il Santo Padre Benedetto XVI nella sua Enciclica DCE si esprime con queste parole :”L’unione con Cristo è allo stesso tempo unione con tutti gli altri ai quali Egli si dona. Io non posso avere Cristo solo per me; posso appartenergli soltanto in unione con tutti quelli che sono diventati o diventeranno suoi”.”Questo è quello che si fa quando davvero si ha Gesù dentro. Quando si porta Gesù dentro di sé. Gesù è già dell’altro prima ancora che suo! Gesù appartiene all’altro, a tutti, non è mai solo nostro! E prima di tutto è Lui che soccorre il più debole, il più bisognoso. Prima ancora di nascere. E’ come se da subito, comunicando con la Madre, le dicesse:”Abito dentro di te, ma non sono solo tuo.”
Anche noi: non abbiamo paura di aspettare la situazione giusta, il modo giusto, le parole giuste per portare Gesù. Portiamolo ancora informe, ancora “incompleto” dentro di noi, corriamo come lei, radiosi, incontro agli altri per comunicarlo. Per noi missionari dell’Immacolata questo è un tema vitale: è a Lei che, con la nostra consacrazione, abbiamo voluto affidarci totalmente perché sia lei ad educarci e a plasmarci fino a che Cristo non sia formato in noi pienamente (San Paolo). Nell’Atto di Consacrazione quotidiana all’Immacolata diciamo infatti “…per amarti e farti amare, per essere apostoli del tuo cuore Immacolato”.
Gesù si fa portare da Maria. Gesù agisce dentro Maria. Prima ancora di nascere, “è colui che E’” (come ogni bambino nel grembo é) e santifica Giovanni Battista. Prima ancora di respirare, di camminare, di parlare, di giocare fa esultare di gioia, dona amore, santifica. Attraverso Maria. Maria che porta Gesù, che conduce Gesù, che conduce a Gesù. Che Lo porterà fino alla fine.
E’ ancora così. Sappiamo bene che è proprio così.
Maria è una donna di poche parole. E’ una donna di fatti. Ci mostra col suo esempio che l’amore è azione, è mettersi in cammino, è andare verso l’altro. Che Gesù si fa portare, o meglio che Gesù vuole essere portato.
Zaccaria stesso nel cantico del “Benedictus” benedice il Signore “perché ha visitato e redento il suo popolo”. Quando il Signore viene a visitarci, e lo fa nella gioia e nella sofferenza, ci redime, ci salva. Entra Lui, e nella nostra “casa” entra la salvezza. Non dimentichiamo che l’Angelo aveva preannunciato a Zaccaria che il suo nascituro sarebbe stato ripieno di SS già nel seno della madre.Dio mantiene le promesse. Per questo si è messo in cammino, con i piedi di Maria.
Elisabetta fa una domanda a Maria, ma non attende la risposta. Anche lei umile ”A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?” (Solo lo Spirito Santo può saperlo!). Così la definisce. “Appena la voce del tuo saluto”…
Non quello che ha detto Maria SS è importante, ma è la sua voce , della piena di Grazia! Prima ancora di Maria, a Elisabetta giunge la voce. Quasi la voce dello Spirito.
Per don Dolindo Ruotolo quel saluto fu certamente “un’invocazione a Dio, una benedizione a lei e al suo figliuolo”. Madre Divina del Redentore, effuse nel bimbo la Sua misericordia redentrice”.
Maria, risonanza dell’infinita Misericordia.
Il bambino esulta nel grembo di Elisabetta (stesso verbo del Magnificat: per Elisabetta nel grembo, per Maria SS é la sua anima ad esultare in Dio salvatore, quasi che Dio stesso sia il grembo della Madonna!)
Altra anticipazione del Magnificat nelle parole di lode di Elisabetta: “E beata te che hai creduto”. Elisabetta loda Maria perché ha fede.
“In lei si incarnò quando essa si dichiarò serva”, così Don Dolindo.
Maria ,la prima dei credenti.
Solo così Gesù ha potuto entrare e abitare dentro di lei. Beato chi ha fede, dice Elisabetta. E Maria SS nel Magnificat profetizza di sé : d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
“Beato piuttosto chi ascolta la Parola di Dio e la mette in pratica” dirà Gesù quando ancora una volta in Luca sarà lodata la Madre che Lo ha allattato, lodandola così ancor più intimamente e profondamente nel riconoscerne la grandezza dell’anima.
Giovanni Paolo II nella sua lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae così si esprime: “Facendo nostre nell’Ave Maria le parole dell’Angelo Gabriele e di Sant’Elisabetta, ci sentiamo spinti a cercare sempre nuovamente in Maria, tra le sue braccia e nel suo cuore, il frutto benedetto del suo grembo”.
Nel Magnificat Maria parte da sé, dalle meraviglie che il Signore ha fatto in lei, ma solo per poco. Il resto è un grandioso inno alla Misericordia universale di Dio. Nel Magnificat, secondo l’analisi di Don Dolindo, “Maria contrappone la potenza divina che fa grandi quelli che temono Dio e la stessa potenza che disperde quelli che non lo temono”.
L’uso dei verbi al passato, al presente, al futuro, abbraccia così tutta la storia della salvezza, l’Antica e la Nuova Alleanza. Israele servo, Maria serva.
E’ un cantico che profuma di eternità. Infatti, le ultime parole sono per sempre, quasi una firma.
Incredibile il dinamismo dei verbi! Rovesciare, innalzare, ricolmare, rimandare…quasi una nuova creazione! I superbi credono di edificare qualcosa di stabile, ma Dio scompagina tutto, sovverte l’ordine umano delle cose. “Chi si umilia sarà esaltato”dice il Signore.
Ma il brano della visitazione è il capolavoro dello Spirito Santo . Maria saluta (poco dopo che l’Angelo aveva salutato lei, ora è lei nuovo Angelo a dare il saluto! Una nuova annunciazione….l’Annunciata annuncia a sua volta).
Lo SS che è in lei santifica il bambino! E’ la forza dello Spirito che agisce in noi. E’ lo stesso SS di cui è piena Elisabetta come conseguenza della forza di quel saluto che parla sulla sua bocca. E’ Dio che loda sé stesso! Lodando Maria sulle labbra di Elisabetta, lo SS loda il suo capolavoro! Maria infatti risponderà lodando Dio, ed è sempre lo Spirito di Dio che loda lo Spirito di Dio! Come un cerchio perfetto…
Quale modello per noi! E’ la catechesi di Maria: quando sei lodato loda Dio che ha compiuto in te grandi cose.
C’è un’invocazione molto bella e significativa a Dio Padre del venerdì della prima settimana di Avvento: “Visita coloro che Ti aspettano pur senza conoscerTi”.Che il Signore ci visiti sempre e trovi la nostra casa sempre in ordine e profumata di sante virtù per prendervi stabilmente dimora.
Ave Maria!
8 dicembre 2007 Solennità dell’Immacolata Concezione